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19 Aprile 2018 News

La celiachia nei bambini è una malattia autoimmune che può causare crescita stentata, disturbi gastrointestinali, deficit nutrizionali, anemia e un’ampia sintomatologia, che può rappresentare un campanello d’allarme per i genitori. E’ una malattia caratterizzata da intolleranza al glutine, proteina contenuta in alcuni cereali – grano, orzo, segale, farro, kamut e frumento, ad esempio – e nei loro derivati: farine, prodotti da forno, pasta, pane, marmellate, salse e simili. Nei bambini non è sempre di facile diagnosi e ciò espone i più piccoli a malesseri di vario genere, ma anche al rischio evidente di carenze nutrizionali che possono, di fatto, comprometterne la crescita sana.

È, dunque, evidente l’importanza di una diagnosi precoce e attenta, fin dai primi anni di vita del piccolo e ciò deve iniziare da una maggiore attenzione da parte dei genitori, che dovranno avvisare il pediatra di eventuali sintomi sospetti.

Quando sospettare la celiachia nel bambino

I bambini, si sa, hanno un sistema immunitario non adeguatamente sviluppato nei loro primi anni di vita. Per questo motivo, spesso, possono essere vittima di diversi disturbi di salute, che, nella maggior parte dei casi, si risolvono in breve tempo e senza complicazioni. Proprio per questo, sospettare la celiachia fin dal suo primissimo esordio non è sempre così facile e intuitivo, anche per il genitore più attento.

Pertanto, secondo l’esperienza di molti papà e mamme di bambini celiaci, le prime manifestazioni di malessere, che devono far presentire un problema alimentare, sono il giornaliero mal di pancia e gonfiore intestinale, nonché la presenza di feci maleodoranti e dal brutto aspetto, e i continui sbalzi di umore. Nei più piccoli, che non riescono ancora ad esprimersi in modo chiaro, i primi sintomi della celiachia vedono la drastica interruzione dell’aumento di peso e altezza, cosa alquanto anomala nei primi due anni di vita di un bambino, nonché le crisi di pianto costanti, il ventre gonfio e le feci bianche.

Se il proprio bambino è sempre irritabile, non gioca volentieri ed è spesso stanco e senza forze ci sono buone probabilità di sospettare una qualche forma di celiachia, più o meno grave. In consiglio è quindi quello di rivolgersi subito al pediatra e cominciare a sottoporre il bambino agli esami per poter accertare o escludere l’intolleranza al glutine.

I sintomi della celiachia nei bambini sono simili a quelli degli adulti, con qualche aggiunta in più relativa alla crescita dei piccoli. I segnali che devono preoccupare un genitore, dunque, possono includere: gonfiore addominale, crescita rallentata., bassa statura, ritardo dello sviluppo puberale, stomatiti ricorrenti, diarrea, crampi addominali, vomito frequente, malessere, ridotta massa muscolare, inappetenza, flatulenza, perdita di peso, affaticamento, anemia, carenze vitaminiche, mal di testa, irritabilità, difficoltà di apprendimento, apatia, nervosismo.

Come si può notare, la celiachia presenta diversi sintomi nei bambini, soprattutto di origine gastrointestinale, ma può differire in relazione all’età di insorgenza della malattia, che può presentarsi nel periodo dello svezzamento, tra i 6 e i 24 mesi o verso i 5-7 anni. Raramente, la celiachia nei più piccoli è asintomatica.

Tali manifestazioni devono insospettire, soprattutto, quando sorgono in un bambino sano e in assenza di fattori che possano determinare disturbi gastrointestinali; oppure, quando i sintomi tendono a persistere oltre 1-2 settimane senza segni di miglioramento.

La carenza vitaminica – ad esempio, di vitamina D e di calcio – va, tempestivamente, contrastata perché, in età adulta, può rappresentare un fattore di rischio per l’insorgere di osteoporosi e osteopenia: si tratta di vitamine e sali minerali, la cui assenza interferisce con il metabolismo delle ossa.

Le cause della celiachia nei bambini

Le cause della celiachia non sono note, ma sembra che siano coinvolti dei fattori genetici e dei fattori ambientali: se in famiglia sono presenti soggetti celiaci, è altamente probabile che la malattia possa manifestarsi. Ciò che si sa è che, nei soggetti celiaci, in presenza di glutine, il sistema immunitario forma degli anticorpi per reagire a tale sostanza e proteggere l’organismo, come se il glutine potesse provocare dei danni: sono tali anticorpi che attaccano l’intestino, impedendo l’assorbimento delle sostanze nutritive e provocando infiammazione. È, dunque, questo meccanismo autoimmunitario la causa: meccanismo basato sulla produzione di anticorpi anti-endomisio, anti-transglutaminasi e anti-gliandina deaminata, che vanno da attaccare i tratti iniziali dell’intestino tenue, ovvero ileo e duodeno.

In una persona sana, l’epitelio di questa parte di intestino ha una superficie altamente ripiegata (villi intestinali), con lo scopo di aumentare il passaggio di proteine, sali minerali, vitamine, grassi e zuccheri dal canale alimentare al sangue; mentre, in chi soffre di celiachia, avviene un appiattimento dei villi, il che compromette l’assorbimento dei nutrienti.

La diagnosi e gli esami per i bambini

Alla comparsa di segni e sintomatologia, è consigliabile contattare il pediatra che – grazie ad alcuni esami e analisi – stabilirà la diagnosi e, dunque, l’eventuale cura adatta.

Oltre allo studio dei sintomi e alla visita medica, sarà necessario effettuare alcuni test diagnostici al fine di valutare, correttamente e con certezza, la condizione del piccolo paziente: i valori delle analisi possono essere di aiuto nella diagnosi di celiachia nei bambini.

Prima di effettuare qualunque esame, il glutine non va eliminato dalla dieta e i motivi sono due: sarebbe una scelta inappropriata in assenza di una diagnosi certa di celiachia e, in secondo luogo, ciò impedirebbe una corretta valutazione attraverso i test specifici.

Gli esami del sangue

Per confermare la diagnosi di celiachia, è possibile effettuare degli esami del sangue per ricercare la presenza di anticorpi anti-endomisio, anti-transglutaminasi e anti-gliandina deaminata e capire se il bambino presenta una sorta di reattività immunitaria al glutine. Tali esami dovranno risultare positivi per far pensare alla presenza di celiachia.

L’endoscopia gastroduodenale

L’endoscopia gastroduodenale con biopsia è utile per osservare, direttamente, lo stato della mucosa e dei villi intestinali, da cui dipende l’assorbimento delle sostanze nutritive.

L’endoscopia per la diagnosi della celiachia nei bambini verrà eseguita come una classica gastroscopia: la differenza sta nel sondino spinto fino all’inizio dell’intestino tenue, il quale presenta un dispositivo che può raccogliere frammenti di epitelio intestinale per l’analisi istologica. Prima di eseguire tale esame, viene somministrata una leggera sedazione, che può aiutare a tollerare al meglio l’ingresso del sondino.

Il test genetico

Infine, può essere effettuato un test genetico per la celiachia, così da valutare il genotipo relativo al sistema di istocompatibilità HLA (Human Leukocyte Antigen) che, in presenza di celiachia, è caratterizzato da una variante genetica: HLA DQ2 e/o DQ8.

Cosa devono mangiare i bambini celiaci

Non esistono cure vere e proprie contro la celiachia e non è possibile guarire, ma l’alimentazione e una dieta senza glutine rappresentano una soluzione per alleviare i sintomi della celiachia nei bambini: una volta confermata la presenza della malattia, infatti, è indispensabile eliminare il glutine dalla dieta.

Oggi, non è difficile seguire una dieta completa dal punto di vista nutrizionale: esistono, infatti, molti alimenti privi di questa sostanza e, in commercio, si trovano numerosi prodotti senza glutine, senza contare che molti ristoranti, bar e simili prevedono piatti senza glutine nel proprio menù.

Il glutine rappresenta un’importante fonte proteica per l’organismo, per cui la sua eliminazione andrà compensata con un apporto di proteine con valore nutrizionale che sia paragonabile: per tale ragione, è fortemente consigliato un piano alimentare da stilare con il proprio pediatra o nutrizionista, in base alle esigenze del bambino.

Gli alimenti da mangiare e da evitare

Ma, in linea generale, cosa mangiare? In vendita, si trovano molti prodotti senza glutine, come pane, pasta, farine e biscotti su cui è presente il logo che esplicita se un alimento è per celiaci. Da non mangiare assolutamente, invece, alimenti, e i loro derivati, preparati con le farine che naturalmente presentano la proteina del glutine. Pertanto, quando si procede all’acquisto di un prodotto confezionato, è consigliabile leggere l’etichetta attentamente. Vediamo però nel dettaglio cosa un bambino celiaco può mangiare e cosa invece è necessario che eviti.

Cosa mangiare Cosa evitare
Grano saraceno Segale
Riso Orzo
Mais Avena
Amaranto Frumento
Quinoa Malto
Miglio Farro
Verdura Semolino
Frutta Grano kamut
Legumi Monococco
Pesce Spelta
Carne Triticale
Latticini Seitan
Uova Greunkern (grano greco)

Dove comprare alimenti senza glutine per bambini

Gli alimenti per celiaci possono ormai trovarsi facilmente ovunque. In genere, i negozi specializzati sono i luoghi che offrono una più ampia scelta. Tuttavia, vista la crescente diffusione del problema in grandi e piccoli, anche supermercati, market e farmacie sono ormai in grado di poter rispondere alle specifiche esigenze dei clienti celiaci, mettendo a loro disposizione diverse marche di aziende specializzate nel settore già da diverso tempo, oppure con una propria linea gluten free, economicamente più conveniente rispetto ai grandi brand.

Per essere sicuri di comprare i giusti prodotti per celiaci è fondamentale assicurarsi che sulle confezioni alimentari sia presente il logo della spiga sbarrata o la dicitura “senza glutine” o “gluten free”.


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4 Aprile 2018 News

A chi non piacerebbe restare sempre giovani? Le lancette del tempo, ahimè, non si possono arrestare ma, seguendo delle semplici regole, anche legate all’alimentazione, è possibile ritardare la comparsa dei segni dell’età che avanza e mantenersi in forma!

5 alimenti anti-invecchiamento: quali sono?

A chi non piacerebbe seguire una dieta che abbia il potere di farci restare giovani? Purtroppo, l’elisir dell’eterna giovinezza resta al momento un qualcosa di confinato al mondo della fantascienza. Tuttavia, non è mai troppo tardi per cominciare ad alimentarsi correttamente, poiché sono proprio le azioni e le scelte che facciamo dal punto di vista nutrizionale ad avere un importante impatto sull’avanzare del nostro stato d’invecchiamento.

Chiaramente, l’invecchiamento è un fenomeno del tutto naturale, dovuto alla degradazione e alla perdita di funzionalità dei sistemi biologici, determinato però non solo dalla genetica: infatti, vari fattori ambientali, come possono essere i livelli d’inquinamento o la stessa alimentazione, sono in grado di modulare (se fattori negativi, di accelerare) il processo dell’invecchiamento.

Alla base della regolazione di tale processo, oltre il trascorrere inesorabile del tempo, vi è il meccanismo dello stress ossidativo, cioè tutta quella serie di reazioni biochimiche che portano alla formazione di radicali liberi, una specie chimica in grado di interagire con i sistemi biologici, danneggiandoli e degradandoli.

Da ciò è semplice comprendere che alla base di un’alimentazione antiage c’è sicuramente un elevato consumo di sostanze antiossidanti che contrastano questi processi, e sali minerali e vitamine, protagonisti nel buon funzionamento del metabolismo all’interno di ogni singola cellula, rendendola così efficiente nel contrastare gli agenti nocivi e i fenomeni di degenerazione.

Quali sono questi alimenti?

  1. Kiwi: tra la frutta fresca, sono quelli più ricchi di vitamina C, potente antiossidante; 85 mg per 100 g di kiwi contro i 50 mg delle arance, che restano comunque una buona alternativa.
  2. Cavoli e broccoli: queste brassicaceae contengono dei composti solforati, a cui sono state attribuite anche proprietà anti-tumorali.
  3. Fagioli neri: tutti i legumi sono adeguati quando si persegue una dieta antiage, ma in particolare i fagioli neri sono ricchi di antociani e flavonoidi (che conferiscono ai prodotti vegetali il caratteristico colore viola scuro, blu o nero).
  4. Tè verde: largamente consumato nelle culture orientali, apporta buone quantità di molecole, note come catechine, potentissimi antiossidanti. Bere qualche tazza di tè ci aiuta anche a restare idratati, questo significa per il nostro corpo lavorare meglio ed essere più efficiente anche contro l’invecchiamento!
  5. Noci: considerate quasi un “super food” per il loro contenuto in acidi grassi della serie omega 3, dalla spiccata azione antinfiammatoria, consentono quindi una riduzione degli effetti dello stress ossidativo.

Chiaramente, questi alimenti andrebbero inseriti nel contesto di un’alimentazione sana ed equilibrata, che comprenda il consumo di prodotti freschi, preferibilmente a “Km 0”, variati il più possibile nell’arco della settimana: via libera a pesce azzurro con cotture leggere e alla griglia, carni bianche, frutta fresca e secca, semi oleosi, cereali poco raffinati, abbinati magari a legumi, per ottenere un piatto unico completo, riducendo invece allo stretto necessario gli alimenti confezionati e troppo elaborati, ricchi di conservanti e poveri di nutrienti.

Dobbiamo sempre tenere a mente che l’alimentazione è uno degli strumenti di prevenzione primaria, che possiamo sfruttare per ottenere il massimo del potenziale del nostro organismo, in salute, in prestazione fisica e perché no, anche in bellezza, dando così un importante aiuto nel contrastare tutti i meccanismi d’invecchiamento.


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